Al nuorese Francesco Mura il Premio Internazionale Rosario Livatino
Un prestigioso riconoscimento per il coraggio e l’impegno civile per la giustizia, il sociale e la testimonianza attraverso la verità dei fatti raccontata con scrupolo e serietà professionale nel segno di una stampa libera da padroni e padrini, purtroppo, sempre più rara: sono queste le motivazioni con le quali il Comitato ha assegnato al giornalista Francesco Mura il Premio Internazionale “Rosario Livatino /Antonino Saetta/ Gaetano Costa” giunto ormai alla sua XXIV edizione.
«Sono molto emozionato e commosso per l’attribuzione di questo premio internazionale, organizzato dal Comitato spontaneo nato per ricordare le vittime delle mafie nel nome del giudice ragazzino Rosario Livatino, Antonino Saetta e Gaetano Costa. Francamente non mi aspettavo un simile riconoscimento, forse perché chi fa il mio lavoro con la passione e l’impegno con il quale lo faccio io, non pensa di certo ai premi ma solo a fare trionfare la verità in un settore molto delicato e pericoloso come quello della Giustizia».
Francesco Mura
Il premio, infatti, viene conferito da anni a quanti si sono distinti per l’impegno nei rispettivi settori contro la criminalità grande onestà intellettuale, che sono molto orgoglioso di questo riconoscimento, che desidero condividere idealmente con tutti miei collaboratori, ed in particolare con il collega Fabio Frabetti che mi è stato sempre vicino fin dalla nascita del giornale Delitti&Misteri e dell’omonima trasmissione, e con tutti i collaboratori ed esperti che hanno dato sempre la loro totale disponibilità alla riuscita della trasmissione e della rivista. Due strumenti con i quali cerchiamo di mettere a nudo casi di cronaca particolarmente gravi analizzando i fatti stando sempre attenti a fare trionfare sempre a verità sulla menzogna. Chi come me svolge la professione del giornalista sa bene quanto sia delicato il nostro lavoro, parlare di giustizia e soprattutto quanto sia importante denunciare pubblicamente e senza riserve l’ipocrisia di chi vorrebbe farci credere verità che, al contrario, sono solo menzogne».
Purtroppo, troppo spesso, i media riescono molto bene in queste trasformazioni e gli omicidi “eccellenti di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, su tutti, ne sono l’esempio più alto. Troppo spesso, infatti, la macchina del fango si è messa in moto per denigrare e screditare i due magistrati che più di tutti avevano capito che per combattere la mafia era necessario combattere l’economia mafiosa.
«Per sradicare la cultura della mafia – dice, senza mezze misure Francesco Mura – bisogna partire dalle radici, educare alla giustizia i giovani che andranno a formare la nuova classe dirigente. Non esiste pace senza giustizia sociale, il benessere individuale passa attraverso il benessere della collettività. Un impegno civile rigoroso, fatto di grossi sacrifici personali e familiari, ma anche molto rischioso e per questo dovrebbe coinvolgere tutta la società civile e non solo i più coraggiosi. La lotta alla mafia – continua Mura – è una lotta che dovrebbe coinvolgere tutti, nessuno escluso. Ognuno nel suo piccolo dovrebbe erigersi a paladino della giustizia e battersi contro le mafie che gestiscono i mercati di morte, dalla droga alle armi, oltre a quelli più potenti che riguardano l’economia e la politica».
«Il premio Livatino – assicura l’avv. Corrado Labisi, presidente onorario del Premio – vuole essere un premio all’impegno e al coraggio e oggi scrivere e fare trasmissioni diverse in cui si denunciano i traffici illeciti e le manovre politiche mafiose è un grande rischio».
Non è casuale il proliferare di trasmissioni in cui fare del gossip giudiziario, accanirsi su cittadini ancora semplici inquisiti e istituire dei veri e propri tribunali mediatici che inevitabilmente condizionano poi i giudizi dei tribunali. «Esattamente il contrario di quello che noi con Delitti&Misteri giornale e trasmissione televisiva – puntualizza Francesco Mura – abbiamo sempre fatto. Per questo devo dire, con grande onestà intellettuale, che sono molto orgoglioso di questo riconoscimento, che desidero condividere idealmente con tutti miei collaboratori, in particolare il maestro dei criminologi Francesco Bruno che mi è sempre stato accanto fin dalla nascita del giornale Delitti&Misteri e dell’omonima trasmissione, il giudice della Corte di Cassazione Angelo Matteo Socci e il dott. Gino Saladini, criminologo, mefdico legale e scrittore, e con tutti i collaboratori ed esperti che hanno dato sempre la loro totale disponibilità alla riuscita della trasmissione e della rivista. Due strumenti con i quali cerchiamo di mettere a nudo casi di cronaca particolarmente gravi analizzando i fatti stando bene attenti a fare trionfare sempre la verità sulla menzogna. Tutti noi che facciamo i giornalisti sappiamo quanto sia delicato questo settore e quanto sia importante denunciare pubblicamente e senza riserve l’ipocrisorganizzata».
Tra i premiati delle passate edizioni spiccano nomi del calibro dei giudici Giancarlo Caselli, Gherardo Colombo, Carla del Ponte, Nicola Gratteri, Salvatore Di Landro, Baldassar Gaston Real, Rosario Priore, Piercamillo Davigo ed altri ancora, tutori della legge, come il vicequestore Manfredi Borsellino, il Dr. Guido Marino, giornalisti della carta stampata e televisiva, sacerdoti che si battono contro la criminalità organizzata. «In tutta franchezza – conclude il direttore della rivista Delitti&Misteri e conduttore dell’omonima trasmissione televisiva – posso solo confermare di essere molto felice perché essere gratificati per il proprio lavoro, per avere sempre denunciato la malagiustizia e essersi messi al servizio della comunità è quanto di meglio potrebbe chiedere un giornalista».
Durante la cerimonia è stato ricordato anche un altro cittadino nuorese, il capitano della polizia di Stato Franco Straullu, nato a Nuoro il 10 luglio 1955, assassinato barbaramente dai NAR, i nuclei armati rivoluzionari dell’estrema destra guidati per l’occasione da Francesca Mambro, il 21 ottobre 1981 insieme al suo collega Ciriaco Di Roma. «Mi è stato chiesto cortesemente di ricordare la figura di Franco Straullu – continua il direttore e conduttore di Delitti&Misteri – e questo è stato sicuramente il momento più emozionante. Io e Franco siamo praticamente cresciuti insieme, abitavamo nello stesso quartiere e abbiamo frequentato per anni la stessa scuola nella stessa classe. Insomma, ricordarlo, è stato come fare un salto indietro nel passato, un salto a quegli anni in cui l’amicizia era un valore sacro ma soprattutto gli anni in cui si pensava a realizzare i propri sogni. Abbiamo intrapreso strade diverse, forse la mia è stata una scelta più fortunata ma il sacrificio di Franco è qualcosa che rimarrà per sempre nella memoria di ognuno di noi, nella memoria di chi crede nella Giustizia con la G maiuscola».
Oltre al direttore e conduttore della trasmissione Delitti&Misteri sono state consegnate le pergamene all’impegno sociale a don Maurizio Praticiello, il sacerdote da sempre impegnato contro il degrado e contro la terra dei fuochi che un giorno sull’altare ha messo dei pomodori al posto dei fiori urlando: «Non toccateli. L’Arpa ha certificato che sono nocivi anche solo al tatto»; al Procuratore capo aggiunto di Avellino Vincenzo D’Onofrio, da sempre impegnato nella lotta alla criminalità organizzata, al generale dei carabinieri Antonio Cornacchia, al giudice della Corte Suprema di Cassazione Angelo Matteo Socci, all’ex magistrato ambientalista Gianfranco Amendola.